194: Un popolo di santi, eroi, poeti e obiettori

“La legge sull’aborto è intoccabile e deve essere garantita, pena il ricorso alla autorità giudiziaria”. Un ulteriore scoglio è stato superato il 20 giugno scorso, quando la Corte Costituzionale ha ritenuto legittimo l’articolo 4 della 194, sulle circostanze che determinano l’interruzione, messe in discussione da un giudice tutelare di Spoleto. Il cammino della legge però è sempre stato accidentato e le sue previsioni sono state svariate volte messe in discussione in vari ambiti. Da ultimo, la difficoltà ad applicarla nelle strutture pubbliche, causa la massiccia adesione all’obiezione di coscienza. Nel Lazio, in 9 strutture su 31, esclusi ospedali religiosi e cliniche accreditate, non si eseguono interruzioni volontarie di gravidanza. A queste ne vanno aggiunte altre 3, di cui due – Formia e Palestrina – hanno sospeso il servizio mentre il Policlinico Tor Vergata, pur avendo la struttura non lo fa. L’obiezione di coscienza riguarda il 91,3% dei ginecologi ospedalieri. Sono alcuni dei dati, aggiornati a maggio 2012, presentati da Laiga Libera Associazione Italiana dei Ginecologi per l’Applicazione della legge 194 presso l’ordine dei Medici di Roma il 14 giugno scorso. Per quanto riguarda le strutture pubbliche inadempienti ci sono anche le universitarie come il Sant’Andrea, che “disattendono il compito della formazione dei nuovi ginecologi sancito dalla legge 194” commenta Mirella Parachini, membro di Laiga. “Se agli aborti del primo trimestre si fa fronte con medici convenzionati esterni o a gettone, circa l’11% – rileva la ginecologa – così non è per gli aborti terapeutici (quelli eseguiti oltre il termine per gravi motivi di salute, ndr), sui quali quel 91,3% pesa come piombo. Con il ricorso a medici convenzionati e a gettone l’obiezione scende all’84% ma si tratta di un dato comunque più grave dell’80,2% riferito dal ministero della Salute, che non considera che una parte dei ginecologi non obiettori, il 4%, in realtà non esegue interruzioni”. Se si pensa che inoltre nelle province di Frosinone, Rieti e Viterbo non è possibile eseguire aborti terapeutici il quadro è allarmante, come denuncia Giovanna Scassellati, responsabile del centro di riferimento regionale legge 194 del San Camillo Forlanini. “A Latina, l’unico medico non obiettore sarà assente per un mese e dovrà lasciare il servizio chiuso per ferie, con grave pregiudizio per tutte le donne residenti nell’intero litorale pontino. A supplire – denuncia la ginecologa con molta amarezza – sarà però una clinica convenzionata di Caserta”. Per approfondimenti: www.laiga.it; www.consultadibioetica.org

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