Ambulanze bloccate: il caos dilaga in pronto soccorso

Attenuata la pandemia, affievoliti i casi di influenza, diminuiti i ricoveri per Covid ma il sovraffollamento nei pronti soccorsi della Regione Lazio non cessa. La situazione è fuori controllo e non passa giorno in cui non arrivi l’allarme da parte delle organizzazioni sindacali del comparto. A fine aprile è toccato al NurSind denunciare il blocco di 50 lettighe negli ospedali romani e della provincia. “Oggi, 9 maggio, risultano bloccate 45 ambulanze” fa sapere la Usb, unione sindacale di base “con gravi ripercussioni sul servizio di emergenza ospedaliera” e il caos si ripete. Il tutto, secondo i sindacati, è imputabile a un mancato piano di assunzioni, che non consentirebbe l’attivazione di nuovi reparti. Il resto è certamente imputabile ai selvaggi tagli lineari di posti letto dell’ultimo decennio, che hanno decimato gli ospedali del Lazio con la chiusura di 16 di questi e ben 3600 letti in meno, un numero da paura. Tanto che in alcune zone di Roma Est, dalla media di 3,7 posti per 1000 abitanti si scende a 2,9: una situazione ingestibile. A cui fa da contraltare un costante aumento della spesa dello Stato per la sanità, cresciuta in valore assoluto negli ultimi 20 anni. Secondo i sindacati ci sarebbe carenza di personale medico, tecnico e infermieristico. Insomma di tutte le figure preminenti per assicurare una assistenza sicura. “Non smetteremo mai di denunciare tale problema, per l’Unione Sindacale di Base Sanità Lazio questo problema non può diventare la consuetudine” insistono con il loro allarme. Intanto le difficoltà per gli operatori del 118 si acuiscono in quanto il servizio si trova a gestire gravi criticità, con notevoli ripercussioni dovute anche allo scarso numero dei mezzi di soccorso a disposizione. E il segretario del NurSind Ares 118 chiede “una implementazione delle risorse per fronteggiare quella che si palesa come una vera e propria emergenza sanitaria”, parole che rimbombano nel vuoto pneumatico di coloro che dovrebbero provvedere.

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