Asl Roma 6: riammessa in servizio senza green pass

L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. Articolo 1 della Costituzione. Qualcuno, in questi ultimi tempi deve averlo dimenticato. Non Giulio Cruciani, giudice del Tribunale di Velletri, sezione Lavoro 1° grado, che con l’ordinanza datata 22 novembre 2021 ha disposto la riammissione al lavoro di una dipendente della Asl Roma 6, in servizio in un presidio di Marino, sospesa perché priva della discussa certificazione vaccinale meglio nota come “green pass”. No pass 1, governo 0 almeno in questa tornata. Un colpo a favore di chi sostiene l’illegittimità degli accessi sbarrati ai lavoratori privi della carta, che potrebbe aprire la strada a numerosi ricorsi. Il giudice, “considerata la rilevanza dei diritti costituzionali compromessi” esordisce l’atto, riferendosi alla dignità personale e professionale, al ruolo alimentare dello stipendio “considerato che la sospensione dal lavoro può costituire soltanto l’estrema ratio e evento eccezionale, ordina l’immediata ricollocazione della ricorrente e la erogazione dello stipendio” a far data dalla notifica del provvedimento. Parole inequivocabili, in attesa dell’udienza in cui si deciderà nel merito e in cui, insieme al diritto al lavoro si andrà ad argomentare su temi controversi come il diritto alla salute della collettività. E in quel caso saranno problemi, considerati i pronunciamenti della Corte costituzionale numero 307 del 1990, il 258 del 1994 e numero 5 del 2018, quest’ultimo da attribuire all’attuale ministro della Giustizia Marta Cartabia all’epoca vicepresidente della Corte. Le sentenze trattano di obbligo vaccinale e di contemperamento tra diritti individuali e benessere della collettività, commisurati ai potenziali rischi del farmaco considerato. Secondo il legale che ha assistito la dipendente, avvocato David Torriero, la riammissione in servizio è un pronunciamento destinato a incidere “Un provvedimento storico perché è la prima riassunzione di un sanitario sprovvisto di green pass, che pone la giurisprudenza davanti a una riflessione”, sostiene il difensore.

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