Fials, Umberto I: “si riapra subito l’oncologia”

“Era il 13 settembre 2019 quando, in presenza dell’assessore regionale alla Sanità Alessio D’Amato, fu presentata la piattaforma unica del Polo oncologico ‘La Sapienza’, che avrebbe dovuto garantire una piena tutela del malato di tumore, con condizione di maggiore fragilità psico-fisica rispetto ad altri pazienti, che si fa evidente nel bisogno di assistenza in emergenza”. Esordisce così, un comunicato del sindacato Fials, con cui si rammentano le vicende legate allo “spacchettamento” dei reparti di degenza per i malati oncologici, distribuiti a macchia di leopardo tra i vari presidi aziendali. I sindacalisti ricordano come la rete assistenziale per i malati oncologici dovrebbe evitare la frammentazione come avviene invece all’Umberto I “dove l’assistenza oncologica viene erogata in numerosi edifici anche distanti tra loro”, come ad esempio la palazzina di radiologia al primo e terzo  piano, gli edifici di ginecologia e dermatologia oppure la chirurgia senologica in via di trasferimento presso l’Istituto “George Eastman”, un tempo polo dedicato alla odontostomatologia. Per questo la Fials di recente ha evidenziato, in una nota ai vertici aziendali dell’Umberto I, le criticità legate al trasferimento della chirurgia senologica presso lo stesso Eastman e i suoi rappresentanti hanno chiesto la ricollocazione di divisioni medico/chirurgiche all’interno dell’Umberto I. “Vogliamo rammentare il decreto del commissario ad acta per la sanità Nicola Zingaretti – scrivono ancora i sindacati – numero 584 del 15 dicembre 2015, in cui si prevede la salvaguardia e l’implementazione delle cure odontoiatriche a favore delle fasce di popolazione particolarmente fragili da effettuarsi presso l’Eastman”. Disposizioni che cozzano contro l’attuale assetto aziendale, in cui reparti non attinenti alle cure dentali vengono allocati in quel presidio. Per questo, chiosa Fials nel comunicato “l’amministrazione dell’Umberto I deve provvedere celermente a riaprire il reparto di oncologia. Non è ammissibile che i malati di tumore siano costretti a rivolgersi ad altre strutture per il ricovero. Il paziente oncologico non è un pacco postale che può essere sballottato da una struttura all’altra”.

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