Policlinico Umberto I e rapporti con i media

Mentre sui social domina la polemica innescata dalla proposta dell’assessore alla Sanità del Lazio, Alessio D’Amato, di far contribuire al costo delle cure in terapia intensiva chi non si è vaccinato, le grandi strutture sanitarie corrono ai ripari. Ha già provveduto, in tal senso, il Policlinico Umberto I, con una circolare datata 30 agosto, protocollo 0030846 indirizzata a tutto il personale, che richiama alle norme del Codice etico comportamentale dell’ospedale universitario. “Alla luce di alcune dichiarazioni apparse sui social media relative alla campagna vaccinale – esordisce lo scritto firmato dal direttore generale Fabrizio D’Alba – rilasciate da professionisti operanti presso questo Policlinico, si ritiene doveroso richiamare l’attenzione di tutto il personale sulle disposizioni aziendali.” Da tempo è noto che, nella sanità aziendalizzata, vigono le norme di qualsiasi realtà lavorativa privata ovvero, tutte le notizie attinenti alle attività istituzionali e i rapporti con gli organi di informazione e tutti i media in generale, competono ai soggetti a ciò delegati, nel caso dell’Umberto I all’ufficio stampa, ormai presente nella quasi totalità delle aziende sanitarie e ospedaliere. Il problema, ai nostri giorni, nasce con l’accesso ai social media che complicano la situazione, configurandosi spesso come un far west in cui ciascuno è libero di esprimere la propria opinione senza alcun filtro. Per questo la circolare rammenta che “non è consentito in ogni caso effettuare dichiarazioni, affermazioni e indirizzare comunicati al pubblico che possano ledere o andare a detrimento della posizione o dell’operato dell’Azienda.” Si suggerisce inoltre di segnalare al responsabile dell’ufficio stampa eventuali articoli di stampa o comunicazioni che appaiano denigratorie dell’azione aziendale, con la precisazione finale, ultima ma non per importanza, che contenuti diffusi sui social, “non concordati con la direzione aziendale saranno immediatamente rimossi.” Il tutto, mentre “Sapienza in movimento”, associazione studentesca ufficialmente riconosciuta, pubblica post usando impropriamente il logo istituzionale con hastag provocatorio, sulla scia del giornale satirico “Il Male”, che alla fine degli anni Settanta divenne icona di un’Italia meno conformista dell’attuale.

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