I medici: “Un assessore che discrimina deve dimettersi”

Un primato invidiabile, quello del Lazio. La regione che con 7,7 milioni di dosi somministrate è in testa alla classifica italiana per inoculazioni. Merito di una organizzazione impeccabile e di una volontà politica incrollabile, che con svariate iniziative – open day, camper itinerante, open night, premi ai vaccinandi e altro – si è posta tra le prime nel nostro Paese, per numero di inoculazioni. Questo non è bastato all’assessore Alessio D’Amato, responsabile della sanità, che si è sentito in dovere di dettare una sua ricetta a contrasto di una minoranza di cittadini renitente alla puntura. “I no vax devono pagarsi le cure in terapia intensiva di tasca propria”, ha lasciato intendere sul quotidiano “Il Messaggero”, mettendo all’indice gli oltre 250mila residenti del Lazio, tra i 50 e 79, anni che non hanno ancora chiesto né prenotato un vaccino. Il modello ispiratore, per il vulcanico assessore regionale, sarebbe quello lombardo della sanità di Formigoni con cui appena eletto alla presidenza, Nicola Zingaretti siglò un accordo proprio sulla sanità, quale esempio da seguire. Dopo le cure ricevute in ospedale, ai residenti della regione locomotiva d’Italia, veniva inviato un memorandum relativo a tutte le spese sostenute, una sorta di presa di coscienza e un afflato di massima trasparenza anche sull’impiego delle risorse sanitarie. Una operazione “glasnost” che potrebbe tornare utile anche a qualche assessore delle nostre parti, in materia di rendicontazioni. Sulla proposta di D’Amato, abbiamo interpellato medici e costituzionalisti e la risposta è stata univoca. “Il giuramento di Ippocrate – hanno esordito i camici bianchi – ci impone di curare chiunque, senza verifiche di status, convinzioni, condizioni. A un assessore che pronuncia una frase del genere non resta che la strada delle dimissioni.” Sulla stessa linea insigni costituzionalisti, che evitano commenti, definendo l’infelice frase dell’assessore “una boutade.”

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