Il Ddl Zan in classe imbarazza il San Camillo

Identità di genere: il tema che da giorni sta dividendo il Paese destabilizza anche la sanità. Non bastano le polemiche sul disegno di legge targato Zan, il deputato del Pd che porta avanti strenuamente la difesa della “percezione personale” del sesso”. Sotto accusa è finito un documento diffuso nelle scuole del Lazio dall’Ufficio scolastico regionale, contenente le linee guida da adottare da parte del corpo docente, alle prese con allievi che manifestano segni della cosiddetta “Disforia di genere”, che va tutto nel senso della proposta di legge che tanto divide la pubblica opinione. Il testo delle linee – che si sofferma dettagliatamente su una presunta “Gender Revolution” documentata da una copertina di “National Geographic” del gennaio 2017 – insiste sul “superamento del concetto di binarismo sessuale”, arrivando ad affermare che “i bambini e gli adolescenti costruiscono la propria identità secondo modalità più fluide, diverse dalla semplicistica definizione binaria”. Da qui, linee guida indirizzate agli istituti scolastici, proposte dal Saifip, “Servizio per l’adeguamento tra identità fisica e identità psichica” – in collaborazione con le associazioni Genderlens e Agedo – ricche di buone pratiche tra cui, per creare un ambiente inclusivo, spicca la formazione del personale scolastico, la elaborazione di una modulistica con un linguaggio non discriminante, l’attivazione della “carriera alias” ovvero l’assegnazione agli allievi di una identità provvisoria e di bagni e spogliatoi dedicati per sgravare i ragazzi dalle difficoltà. Concetti sicuramente non convenzionali, riportati su carta intestata con il logo dell’Azienda ospedaliera San Camillo e, a destra, quello della Regione Lazio ed elaborati dal Saifip, un servizio che rappresenta un “fiore all’occhiello” dell’ospedale sulla Gianicolense dal 1994, tanto che nel 2014 un articolo sui venti anni di esperienza, curato dalla direzione aziendale dell’epoca, ne illustrava l’opera svolta, che consiste in una assistenza a tutto tondo, psicologica, medica, chirurgica, a chi avverta “inadeguatezza identitaria rispetto al sesso di appartenenza dalla nascita”. L’episodio delle linee guida scolastiche non ha suscitato plausi ma polemiche, tanto da far partire subito una smentita della direzione dell’ospedale, che sostiene che ci sarebbe stato, da parte del Saifip, un uso improprio del logo aziendale, in quanto il servizio sarebbe legato all’azienda da una mera convenzione. Si tratta ora di stabilire i termini di “abuso di logo” e di comprendere fino a che punto sia coinvolta la Regione Lazio, considerato che la sua società partecipata LazioCrea gestisce il “Questionario per la rilevazione dei fabbisogni delle persone Lgbt+”, scaricabile dalla pagina   https://www.facebook.com/Saifip.Transessualismi.

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