Presidio in Regione per la sanità pubblica

Sanità del Lazio: la vertenza tra Regione e Usb è ancora in alto mare. Non è bastato il presidio organizzato il 30 ottobre sotto l’assessorato alla Sanità di via Rosa Raimondi Garibaldi, a sbloccare una serie di richieste che i sindacati di base avanzano da tempo: stabilizzazione dei lavoratori precari e assunzioni a tempo indeterminato in primo luogo. Nel rispetto delle norme di distanziamento anti Covid, i lavoratori hanno ribadito l’istanza di tornare al rafforzamento della sanità pubblica che secondo l’organizzazione, negli anni della “aziendalizzazione” ha visto un significativo depotenziamento. Sotto la lente di ingrandimento, la presunta impreparazione con cui la giunta di Nicola Zingaretti sta affrontando la seconda ondata della epidemia da coronavirus, che avrebbe trovato le strutture sanitarie e, soprattutto, la medicina territoriale fortemente impreparate. Deludenti i risultati dell’incontro avuto dalla delegazione ricevuta negli uffici regionali da alcuni funzionari dell’assessorato. “Avremmo voluto parlare con Zingaretti o, almeno con l’assessore D’Amato – dichiarano i rappresentati Usb – questo non è stato possibile perché il presidente sfugge a ogni richiesta di colloquio e non accoglie nessuna delle nostre rivendicazioni”. Richieste incalzanti, con il progredire dei contagi ma assolutamente ignorate, secondo Usb, dalla compagine regionale. “Negli ospedali non c’è suddivisione tra i percorsi per i sospetti colpiti da Covid-19 e gli altri pazienti – incalzano i sindacalisti – non è stata fatta alcuna programmazione per la ripresa delle scuole, specie per l’affollamento degli studenti sui trasporti pubblici, la medicina territoriale è completamente assente, è sfuggita ogni possibilità di tracciamento dei positivi e contenimento dei focolai”. Le critiche maggiori sono rivolte alla condizione dei lavoratori all’interno della sanità regionale. “Si stanno coprendo le ‘toppe’ di un sistema fallato da ogni parte – insistono i rappresentanti di Usb – le figure professionali sono insufficienti, le graduatorie per l’assunzione degli infermieri sono esaurite, non si fanno concorsi per gli operatori sociosanitari da decenni, ricorrendo sempre di più alle cooperative esterne, con sfruttamento dei lavoratori, aumento di precariato e di costi per le aziende sanitarie e ospedaliere”. Sotto accusa anche la gestione delle cosiddette Usca, unità di assistenza medica a domicilio, previste dai decreti governativi di marzo ma entrate in funzione soltanto in poche regioni, che nel Lazio hanno assunto una connotazione diversa da quanto previsto nel Dpcm di Giuseppe Conte. Il bacino di utenza di ogni ‘team’ dovrebbe essere di 50mila residenti. A Roma, dove tali équipe sono gestite a livello centrale dall’Istituto per le malattie infettive “Spallanzani”, si contano soltanto 21 unità di professionisti sanitari, largamente insufficienti rispetto alle richieste. “Tali e tante carenze” chiosano gli organizzatori della manifestazione – a cui hanno aderito una decina di sigle di formazioni di sinistra, tra cui ‘Potere al popolo’ – “fanno sì che la Usb mantenga lo stato di mobilitazione permanente, finché non verranno affrontate le questioni alla base della piattaforma sindacale”.     

Commenti Facebook:

Commenti