Rsa pubbliche: 1000 posti in più, siglato il protocollo

Residenze sanitarie assistenziali: 1000 posti pubblici in più per anziani fragili, disabili, non autosufficienti grazie al protocollo d’intesa siglato il 30 settembre tra Cgil, Cisl, Uil, le categorie dei pensionati, della funzione pubblica e la Regione Lazio. Una tappa importante, sollecitata da tempo da parte dei sindacati, che oltre all’apertura di nuove Rsa e all’impiego di nuovi investimenti, consentirà maggiori controlli sugli accreditamenti, tariffe calmierate, una migliore assistenza domiciliare. Un pacchetto sostanzioso, sollecitato dall’emergenza Covid, sottoscritto congiuntamente da due assessorati: Salute e Politiche sociali, dando forza a quella integrazione tra i due settori prevista dalla legge 328 del 2000. Punto di forza dell’accordo l’attivazione di un tavolo permanente che consentirà di seguire la tempistica dei progetti, potrà essere convocato su richiesta delle organizzazioni sindacali e assicurerà il costante monitoraggio delle strutture. Entro il prossimo 30 ottobre verrà definito un cronoprogramma per aprire 1000 nuovi posti residenziali e semiresidenziali per anziani sospendendo fino al 31 dicembre 2020 i nuovi accreditamenti di soggetti privati ai fini di un adeguato riequilibrio dell’offerta, bilanciando la stessa in favore del pubblico, rimasto in affanno negli ultimi decenni. Il protocollo d’intesa dovrebbe garantire una svolta anche in termini qualitativi per quanto attiene all’assistenza. Entro il 31 dicembre la Regione si è impegnata a rivedere il modello di Rsa in termini di organizzazione e di diversificazione della cura, con il fine di strutturare un sistema più flessibile e personalizzato, con differenti servizi residenziali rispetto alla tipologia degli assistiti. A tal fine si è convenuta la partecipazione delle tre organizzazioni al tavolo di approfondimento avviato dalla Regione Lazio sui nuovi modelli di residenze assistenziali. Figura cardine della nuova organizzazione assistenziale, tra territorio e domicilio, è l’infermiere di famiglia o di comunità, che sarà impiegato nelle cure a casa e nei servizi delle Asl presenti nei quartieri. Entro fine giugno del 2021 ne dovrebbero essere assunti 1000. Per l’istituzione di tale figura è in discussione alla Pisana un progetto di legge proposto dal consigliere regionale Paolo Ciani. Ulteriori investimenti saranno dedicati al potenziamento dei Pua (Punti unici di accesso), sportelli polifunzionali di cui sono dotate le Asl e i municipi. Anche i distretti sociosanitari saranno agevolati con una destinazione di risorse specifiche, dedicate alla riduzione delle liste di attesa e all’estensione dell’assistenza domiciliare per gli anziani. “Con l’accordo di oggi si stabiliscono le tappe fondamentali che riporteranno al centro l’assistenza socio sanitaria pubblica” affermano dalla Cgil Roma e Lazio, “riequilibrando il peso del pubblico rispetto alle gestioni private si mette al centro la qualità del lavoro e l’universalità dei servizi”, concludono i sindacalisti. In sintesi, un ridisegno dell’assistenza domiciliare e territoriale atteso da tempo che, se realizzato, dovrebbe snellire in modo significativo il ricorso agli ospedali e il sovraffollamento in pronto soccorso.


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