Post Covid, la sanità del Lazio allo sbaraglio

Teresa Petrangolini

Risonanze magnetiche sospese, analisi del sangue previo appuntamento se fortunatamente riesci a fissarlo, file interminabili al di là di ogni rispetto della distanza di sicurezza. Prestazioni bloccate, si trattano solo le urgenze se il medico lo scrive in prescrizione. Il servizio sanitario regionale è allo sbaraglio. Sarà il post Covid-19, sarà il periodo di ferie dei dipendenti, con necessaria riduzione dei servizi – oltre a quella subita negli anni con tagli indiscriminati – ma si ha l’impressione che la sanità del Lazio sia in caduta libera. L’oncologia pediatrica del policlinico Umberto I chiusa, i call center rispondono con difficoltà, i prelievi si effettuano “su prenotazione per evitare assembramenti”, sostengono dall’assessorato ma, come ci riferisce Corrado, nostro lettore che il 7 luglio si è avventurato all’ambulatorio della Asl Roma 1 al Santa Maria della Pietà, “la fila per le analisi del sangue è interminabile e gli assistiti sono stipati all’inverosimile”. Identica situazione alla Asl Roma 2, che non ha accolto la richiesta di un’altra nostra lettrice, Caterina per un controllo di routine dopo una operazione al seno, esame che ha poi effettuato da un privato “di quelli che fanno prezzi più convenienti”, ci ha riferito. Il discorso non cambia per i disabili tanto che Maria, mamma di una ragazza assistita in un centro specializzato e attivista da anni per la tutela dei diritti di questi pazienti, parla di servizi ridotti al minimo. Qualcuno chiama in causa perfino il Tg regionale del Lazio “che dovrebbe informare i cittadini sui cambiamenti”. E la Regione corre ai ripari, pubblicando sulla pagina di salutelazio.it – il sito dell’assessorato di via Rosa Raimondi Garibaldi – il video della riunione dell’ennesima “cabina di regia” istituita nel 2019 e convocata per la prima volta il 7 luglio 2020 con l’intento, secondo le parole della coordinatrice Teresa Petrangolini “di portare la sanità vicina al cittadino”. Dai commenti in calce alla diretta on-line, non si direbbe che la comunità regionale sia in sintonia con la sanità “Modello Lazio”. Tra Antonella che denuncia il call center muto a Rossella che esprime il proprio sconforto per non riuscire a fare le analisi, passando per Silvia, che raccomanda ai responsabili della comunicazione regionale di “risparmiarsi la solita diretta autoreferenziale”. Su molti quotidiani in questi giorni è stata pubblicata la graduatoria di gradimento di presidenti regionali e sindaci. Non c’è da meravigliarsi dell’ultimo posto in classifica di Nicola Zingaretti. Numerosi commentatori politici hanno riferito tale risultato al gravame derivante dall’impegno assunto dal presidente del Lazio, che è contestualmente segretario del Pd. Non è difficile invece ipotizzare quanto, tale risultato, sia ascrivibile alle scelte assunte nella gestione della sanità regionale

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