Consultori, le donne si organizzano e la Regione apre al dialogo. Incontro il 14 febbraio

Sit-in delle donne, il 31 gennaio alla Regione Lazio per la “vertenza consultori”. E si apre uno spiraglio. Convocato il 14 febbraio un tavolo di lavoro con cui si avvierà il confronto tra i comitati in lotta, i vertici regionali e i direttori Asl. La trattativa dovrebbe portare a riconsiderare quanto previsto da un decreto regionale del 2014, ponendo in primo piano il ruolo istituzionale di tali strutture e la loro riorganizzazione. I consultori, per legge, dovrebbero essere uno ogni 20mila abitanti ma la realtà regionale è molto diversa.

Pochi e sempre più sguarniti di personale, non più presidi sociosanitari e assistenziali per le donne ma estensione di servizi ambulatoriali nell’ambito di attività vaccinale e di ostetricia, con una tendenza alla centralizzazione a scapito dell’assistenza territoriale, questi servizi arrancano di giorno in giorno per fornire risposte certe. Partendo da tale piattaforma, il coordinamento assemblee “Donne consultori del V Municipio, delle Asl Roma 2, 3, 6 e l’associazione “Non una di meno”, hanno chiesto alla Regione Lazio “un cambio di rotta”. Analoga richiesta è stata avanzata dal sindacato Cobas della Asl Roma 3 alla direzione aziendale.Un’azione a tutto tondo quindi, che mette al centro la “cultura della promozione della salute e del benessere psico-fisico della donna e del bambino”.

Richiamando l’articolo 2 della legge regionale numero 15 del 1976, i Cobas hanno rivendicato il ruolo di presidio di primo livello, radicato sul territorio, collegato alle strutture sociosanitarie e a realtà associative locali. In primo piano la prevenzione, l’informazione, l’educazione, per“una sessualità libera e consapevole, per la maternità e paternità responsabili”. In sintesi: non la copia di un ambulatorio ginecologico o un presidio pediatrico ma una entità con un approccio multidisciplinare a forte impronta psicosociale, “in grado di accogliere e saper rispondere alle domande provenienti dalle mutate istanze di una società in continua evoluzione”. Per questo Cobas Asl Roma 3 chiede alla direzione una nuova programmazione e riorganizzazione, per evitare il permanere di “uno stato di sopravvivenza e continua involuzione dei consultori familiari”. 

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