Estate di fuoco per l’emergenza

copertinalu17Pronto soccorso sovraffollati, ambulanze carenti, pazienti morti per mancati trasferimenti

Dalla fine degli anni Novanta ai giorni nostri, i posti letto per ricoveri ordinari sono calati del 40 per cento. Una cifra impressionante, specie se paragonata ai risultati degli altri paesi dell’Unione europea, cui sempre si fa riferimento quando sono da applicare politiche punitive. Ebbene, in Europa la riduzione c’è stata ma non in misura tanto pesante come nel nostro Paese.

I dati provengono da Eurostat, da essi si evidenzia che l’Italia possiede 3,6 letti ogni 1000 abitanti contro i nostri diretti competitor europei come Francia e Germania che rispettivamente, nel 2011 segnano una media di 6,37 e 8,22 posti letto per acuti ogni 1000 abitanti. Ma ci sono anche alcuni Stati che di posti letto ne hanno meno: Svezia con 2,70, il Regno Unito con 2,89 e la Spagna con 3,1 ma si tratta di realtà, almeno nei primi due casi, in cui i servizi territoriali di sostegno funzionano alla perfezione.

Proprio il territorio povero di offerta sanitaria è messo sotto accusa da Maria Pia Ruggeri presidente nazionale Simeu, sindacato della medicina di emergenza urgenza, che per primo denunciò in modo eclatante nel 2009 il fenomeno con il “barella day”, facendo stazionare le lettighe sul piazzale di fronte all’ospedale San Giovanni. “La strada da percorrere è potenziare le strutture sul territorio – sostiene Ruggeri – in una visione che non ponga più al centro l’ospedale ma il paziente. Spostare i malati in strutture per post acuti svuoterebbe gli ospedali così da avere posti letto per chi arriva in pronto soccorso. Da questo meccanismo che non funziona dipende il sovraffollamento, non dagli accessi impropri come qualcuno ancora sostiene. Purtroppo – conclude la presidente Simeu – questo concetto non passa perché richiede un cambiamento di approccio culturale”. I ritardi nella costruzione di una rete di emergenza territoriale, in grado di assorbire parte delle richieste di soccorso sono palesi secondo tutti gli esperti del settore. In realtà, il cosiddetto “imbuto” e il conseguente affollamento, sta nel trasferimento nei reparti, dove i letti mancano.

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