Nuovi Lea: la parola passa alle Regioni

Approvati i Livelli essenziali di assistenza. Ora occorrono i finanziamenti per applicarli

Salutati in modo trionfale dal ministro della Salute Beatrice Lorenzin, sono stati approvati i nuovi Lea (Livelli essenziali di assistenza), prestazioni che il Servizio sanitario nazionale è tenuto a fornire a tutti i cittadini, gratuitamente o dietro pagamento di un ticket. Colmano un vuoto di 15 anni e sembrano rispondere alle innovazioni tecnologiche in campo sanitario e alle nuove evidenze della epidemiologia. Superato l’impegno ministeriale per la stesura del “nuovo paniere della salute”, ora la parola passa alle Regioni che hanno il compito più gravoso: assicurare le prestazioni finalizzando le scarse risorse disponibili. Alla soddisfazione iniziale infatti, subentrano le preoccupazioni dei diretti interessati. Per primi i sindacati che, con Cgil e Cisl esprimono perplessità. “Il decreto è un atto di grande importanza – sostiene la segretaria confederale della Cgil, Rossana Dettori – ma con l’attuale insufficiente livello di finanziamento per la sanità rischia di essere un provvedimento velleitario. Aumentano le prestazioni da garantire ai cittadini – continua – a parità di finanziamento complessivo, con il rischio di creare un’inaccettabile selezione o di non poterle assicurare tempestivamente. Le fa eco il segretario confederale Cisl Maurizio Bernava che pur apprezzando il provvedimento ritiene “Necessario, al fine di rendere realmente esigibili i Lea a tutti i cittadini su tutto il territorio nazionale, mettere in campo risorse aggiuntive, certe ed adeguate, facendo leva su una nuova organizzazione sanitaria e sulla lotta agli sprechi”. Perplessità anche nel mondo medico. Sostiene Angelo Testa, presidente nazionale del sindacato autonomo Snami “Un aggiornamento dei Lea lo aspettavamo tutti da tempo ed è un aspetto positivo. Si incastreranno e saranno efficienti in un sistema sanitario con organico all’osso e dotazioni al ‘sottominimo indispensabile’?”.

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