Ospedali in sicurezza
operazione in salita

Layout 2Impegno elevato e costi proibitivi hanno impedito l’adeguamento sismico degli ospedali italiani

Ospedale Cervello di Palermo, il Civile di Partinico e il padiglione 6 del nosocomio di Messina. Hanno in comune i risultati di una verifica che nel 2009 evidenziò la realizzazione delle strutture con cemento depotenziato e non consentì il superamento dei test antisismici. Non sono i soli. In Italia, secondo uno studio commissionato dall’ex ministro della Sanità Umberto Veronesi nel 2001, su circa 1000 presidi il 65 per cento è stato costruito prima del 1970 e solo il 15 per cento risale agli anni compresi tra il 1991 e il 2001. Paradossalmente, ulteriori test hanno dimostrato che gli ospedali più antichi – tutelati dalla soprintendenza ai Beni architettonici perché dichiarati monumenti nazionali – resistono al terremoto meglio dei più recenti. Le strutture che necessitano di una pluralità di interventi sarebbero non meno di 500, collocate soprattutto lungo l’arco appenninico, in Italia centrale e meridionale. Proprio qui, in Calabria e Sicilia, il dipartimento della Protezione civile in collaborazione con le rispettive regioni, ha elaborato due progetti per la sicurezza sismica negli ospedali di Reggio Calabria, Lamezia Terme, Civico di Palermo e Noto. Il coordinamento dell’attività antisismica sugli ospedali italiani ha garantito 7 mila verifiche e 230 interventi di miglioramento e adeguamento, in un quadro preoccupante delle condizioni di rischio cui tali strutture sono esposte. Il dipartimento della Protezione civile, insieme al ministero della Salute ha poi puntato sugli ‘obiettivi di sicurezza’ per il patrimonio esistente collegandosi all’Applied Technology Council, organizzazione statunitense specializzata nello sviluppo di criteri di riduzione del rischio sismico. Tale collaborazione ha prodotto tre rapporti che hanno fornito linee guida e indicazioni pratiche per la salvaguardia del patrimonio ospedaliero pubblico.

Ospedale di Amatrice non ‘adeguato’ causa tagli

Mai impiegati i 2 milioni stanziati per l’adeguamento sismico perché l’ospedale era in dismissione.

Era in attesa dell’adeguamento antisismico dal 2009 considerato “urgentissimo eindifferibile” dopo il terremoto de L’Aquila ma questo non è mai arrivato, sebbene fossero stati stanziati 2 milioni. Il “Francesco Grifoni” di Amatrice, è parte del polo ospedaliero unificato Rieti – Amatrice, dopo la razionalizzazione per ridurre la spesa sanitaria regionale e la proposta, poi stoppata, di chiudere l’ospedale ne ha impedito l’adeguamento sismico. Il nosocomio nacque nel 1926 per volontà testamentaria di un notabile del luogo, Francesco Grifoni di Santa Giusta di Amatrice, che lasciò una somma consistente affinché l’antico ospedale Umberto I venisse ristrutturato e modernizzato. Nel 1928 la Congregazione di carità donava all’amministrazione l’edificio dell’Umberto I e il terreno annesso. L’inaugurazione ufficiale avvenne nel 1932. Attualmente il nosocomio è struttura di riferimento di un’area comprendente numerose frazioni tra cui San Benedetto, San Capone, San Giorgio, San Lorenzo a Pinaco, San Martino, Santa Giusta, Sant’Angelo, San Tomasso, Saletta.

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