Umberto I, un atto di coraggio

umberto-IIllustrato in commissione regionale l’Atto aziendale del policlinico. Cura dimagrante per l’Ateneo

“State sereni”, è scritto su un volantino sindacale degli universitari che prestano servizio al policlinico Umberto I. Di serenità ne occorre tanta, nel grande ospedale romano perché è difficile da metabolizzare, ma necessaria, la cura dimagrante imposta dalla direzione aziendale. Il 22 aprile scorso il direttore generale Domenico Alessio ha illustrato in commissione Politiche sociali e Salute della Regione Lazio le linee essenziali dell’atto aziendale, documento di organizzazione interna che, nel caso di specie, deve fare i conti con il difficile equilibrio dovuto alla commistione tra il personale sanitario e quello universitario. Se i sindacati di quest’ultimo parlano di “destrutturazione e retrocessione della carriera lavorativa”, puntando l’indice contro la “stabilizzazione dei precari”, in commissione regionale il direttore Alessio ha evidenziato le tappe che hanno contraddistinto la sua gestione: dallo sblocco del finanziamento di 240 milioni previsto da una legge del 1998 al progetto di ristrutturazione di 17 dei 54 padiglioni; dagli interventi sul pronto soccorso, blocco operatorio e terapia intensiva alle gare d’appalto per la messa in sicurezza, passando per l’accordo con l’Anac – Autorità anti corruzione – per il controllo di trasparenza e legalità sulle principali opere da avviare nel nosocomio. Un’intensa attività con l’obiettivo di arrivare a 99 strutture complesse (primariati) a carattere sanitario e sei amministrative, mentre da parte sindacale universitaria si grida al pericolo di “ospedalizzazione del Policlinico a scapito del fattore qualificante della didattica, assistenza e ricerca”. Per armonizzare il difficile rapporto tra le due entità – azienda ospedaliera e personale universitario – lo scorso 10 febbraio fu sottoscritto un protocollo d’intesa per il triennio 2016-2018, che punta a una corretta ripartizione dei costi, così da definire in modo ottimale le soluzioni per superare il piano di rientro del deficit sanitario del Lazio.

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