Asl Roma H, le donne attendono risposte

no-violenza-donne1_0Le associazioni chiedono l’apertura di sportelli anti violenza e il percorso rosa in pronto soccorso

Asl Roma H, le donne chiedono ascolto per combattere la violenza. L’altra metà del cielo, riunita nelle associazioni Andos, Donne per il cambiamento, l’Aquilone rosa e Liberemente, ha sollecitato la direzione dell’azienda affinché si adoperi per realizzare sportelli di ascolto e indirizzare i vertici degli ospedali a istituire il codice rosa in pronto soccorso negli ospedali dei Castelli e del litorale a nord di Roma, per garantire un percorso di accoglienza dedicato a chi subisce abusi, in famiglia e al di fuori. Rivolgendosi al direttore generale Fabrizio D’Alba, le donne scrivono: “La invitiamo a istituire un tavolo intorno a cui riunire tutte le istituzioni – comuni, provincia (o quel che resta, ndr), regione, la stessa Asl e le associazioni del territorio – affinché si attui la legge nazionale nonché quella regionale, la numero 4 approvata nel 2014, dando supporto alle donne in difficoltà. Considerata la sua disponibilità più volte mostrata a intraprendere un percorso a sostegno delle vittime di violenza – continua la nota – la esortiamo a rispondere ai nostri inviti e a fissare un incontro, più volte richiesto alla sua segreteria”. L’allarme si è fatto più pressante a causa di ripetuti episodi avvenuti nel territorio della provincia romana, l’ultimo in ordine di tempo, l’accoltellamento della ex moglie da parte di un medico incapace di sopportare il distacco. Il problema principale riguarda, come sempre, la destinazione delle risorse: dei 17 milioni previsti dalla legge nazionale 119 del 2013 – norme contro il cosiddetto ‘femminicidio’ – per il periodo 2013-2015, solo il 33 per cento è destinato ai centri violenza mentre il resto va alle regioni ma, a quanto pare, le aziende sanitarie faticano a mettere in atto le previsioni normative. A Pomezia, ad esempio, compresa sempre nel territorio amministrato dalla Asl Roma H, il consultorio cittadino è in difficoltà e rischia la chiusura o lo spostamento, motivo per cui un gruppo di associazioni femminili da tempo sta vigilando e chiedendo risposte “affinché venga garantito il diritto alla salute delle donne della città”, si legge in una lettera inviata al sindaco.

 

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