Atti aziendali, successo a metà

NICOLA ZINGARETTI_0Approvati e presentati al ministero, in assenza di Beatrice Lorenzin, i regolamenti di Asl e ospedali

La sfida è iniziata. L’assenza del ministro della Salute Lorenzin alla presentazione degli “Atti aziendali” – regolamenti di organizzazione di Asl e ospedali – si è fatta notare. Si è rotto il robusto sodalizio con Zingaretti? È solo una ipotesi perché il successo dell’operazione della Regione, dopo otto anni di inerzia è innegabile. Mesi e mesi di preparazione, il vaglio di una commissione nominata dalla giunta, un veloce confronto tra i direttori aziendali e la commissione Politiche sociali e Salute di via della Pisana. I documenti che ridefiniscono l’assetto della sanità regionale potranno indirizzare le scelte più importanti sulla tutela della salute dei cittadini, le risorse da destinare, gli sprechi da tagliare. Spiccano fra tutti i primariati “ridondanti”. Fatte fuori 684 direzioni delle cosiddette “Unità complesse”, reparti di alta specializzazione che assommano più funzioni sanitarie, a volte creati per gestire pochissimi posti letto. “Abbiamo sconfitto il feudalesimo nella sanità del Lazio – sostiene Zingaretti – avviando un percorso di chiarezza dopo decenni di confusione”. Per 14 dei 16 atti aziendali è già pronto il decreto: Asl Roma B, C, D, E, F, G, H, Viterbo, Latina, Frosinone, Rieti, Ares 118, le aziende ospedaliere San Camillo e San Giovanni. La Roma A attende, prossima all’accorpamento con la E, così come gli Istituti di ricovero e cura Spallanzani, Regina Elena e San Gallicano, il cui iter è complesso, considerata la proposta di fusione che ha sollevato non poche perplessità. Secondo gli uffici regionali, tale cura dimagrante consentirà un risparmio di 20 milioni di euro, raggiungendo il pareggio di bilancio a fine 2015, con l’ausilio della maggiorazione di Irpef e Irap, pari a 900 milioni. Se il governo Renzi non si metterà a gamba tesa con una manovra che peserà sul Lazio per 600 milioni. Tante speranze, poche certezze. Con la soddisfazione di “restituire agli ospedali la propria missione e arricchire il territorio di importanti funzioni”, secondo Teresa Petrangolini, consigliera della commissione Salute. E il presidente della stessa, Rodolfo Lena, assicura: “nei prossimi mesi organizzeremo un confronto con i direttori generali per verificare la validità delle misure approvate così da poter adottare se necessario, tra il 15 settembre e il 15 novembre, eventuali modifiche che si rendessero necessarie”.

Gli atti non convincono l’opposizione: c’è chi critica i tagli, chi propone soluzioni “assembleari”

Atti sì ma insieme ai cittadini

“La sanità disegnata dai cittadini, non da burocrati e direttori generali”. È la parola d’ordine del M5s, i cui portavoce regionali e militanti, intendono riscrivere “atti partecipati”, con i cinque tavoli di lavoro in tutte le province del Lazio. Il 18 aprile la maratona si terrà a Roma, con “tutti gli attori della sanità per riscrivere i documenti con partecipazione e trasparenza, tenendo conto delle reali esigenze dei territori”. Uniti nelle critiche gli esponenti dell’opposizione, dalla destra al gruppo misto. Se per Simeone (Fi) “l’unico feudalesimo colpito è quello di Zingaretti, dominus che non ascolta i territori”, Sbardella e Santori del gruppo misto insistono: il primo sulla “fretta dell’esigenza mediatica cattiva consigliera”, il secondo “sulla spietata spendingreview sulla testa dei cittadini”. E Cangemi (Ncd), aveva sconsigliato dal 30 marzo Lorenzin “dal rendersi complice di questo scempio”.

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