Ospedale di Bracciano: “La salute in emergenza va garantita”

ospedale-bracciano1Sospesi fino a luglio i decreti regionali, salve le attività di pronto soccorso

Padre Pio: salvo il pronto soccorso e le attività di emergenza. L’ordinanza del Tar del Lazio 01187, pubblicata il 19 marzo, sospende fino a luglio gli effetti dei decreti sulla rete ospedaliera del Lazio riguardanti la struttura. Doccia gelata per i vertici regionali che si sono affrettati a convocare un tavolo di lavoro e a ribadire la validità dei “Programmi operativi 2013-2015”, corposo documento concordato con il ministero della Salute, che decide le sorti dei servizi sanitari in nome della spendingreview e del piano di rientro dal debito. Un piano lacrime e sangue cui è sottratto, per il momento, il pronto soccorso del nosocomio della città lacustre, considerati i 22 profili di illegittimità indicati nel corpo del ricorso, promosso dai comuni di Bracciano, Manziana, Trevignano. La sezione 3^ quater del Tar ha sospeso in via cautelativa i decreti di Zingaretti, considerati dall’avvocato Michele Damiani “impedimento alla stabilizzazione del paziente e al suo trasporto protetto”, funzione primaria che un pronto soccorso attrezzato dovrebbe garantire e che quello del padre Pio, depotenziato secondo il volere della Regione, non avrebbe più assicurato. Da qui la decisione del tribunale, che il 21 luglio si pronuncerà sul merito. Saranno esaminati i decreti di Zingaretti 247, 368, 412 del 2014 e la presunta violazione di normative regionali, statali, costituzionali, tra cui l’articolo 97, il decreto del 1992 sull’assistenza in emergenza, il decreto 502 di riordino della sanità, la legge regionale 18 del 1994 sul servizio sanitario regionale, la legge 833 del 1978 di riforma sanitaria e altre norme sul procedimento amministrativo, la trasparenza e la partecipazione. Si rifà il legale, nel suo excursus, alla giurisprudenza e alle leggi regionali della Campania, asserendo che “la competenza alla programmazione sanitaria regionale è del legislatore ordinario”, enuncia i casi in cui sarebbe stata ignorata la “consultazione e partecipazione” dei cittadini, “destinatari dei provvedimenti” e cita il “danno del diritto alla salute, per il perseguimento di un mero risultato finanziario”. Contestati inoltre: la riduzione di posti letto, il declassamento del pronto soccorso, le analisi effettuate dai tecnici senza presenza del medico, l’impossibilità di effettuare Tac, nonostante un apparecchio comprato da poco. E ancora, un solo mezzo di soccorso, privo di sistemi salvavita, per le emergenze di un bacino di utenza molto superiore a quanto indicato nei documenti regionali. Elementi che, se al momento non intaccano il razionamento dei servizi messo in atto dalla Regione, potrebbero innescare una preoccupante spirale da parte di chi, con i tagli, si sente privato del diritto alla salute.

 

Sospensione cautelare anche per la nuova rete dei centri analisi che penalizza i più piccoli

Il bis dei laboratori analisi cliniche

Non solo ospedale. Anche i laboratori analisi sono salvi. La presidente Linda Sandulli, stessa sezione Tar che ha tutelato il Padre Pio, ha pronunciato l’ordinanza di annullamento del decreto 247 del 2014 che prevede la soppressione dei laboratori con minori prestazioni.

Contestata anche e la nota della direzione regionale Salute e integrazione sociosanitaria, sul “Riordino della rete laboratoristica privata”.

Un doppio insuccesso per la Regione Lazio, che secondo il Tar non avrebbe provveduto a definire “una disciplina applicativa che consenta di individuare il quadro complessivo, all’interno del quale inserire la prevista normativa di settore”.

In sintesi: si è deciso di tagliare e accorpare senza regolamentare il nuovo corso. Situazione che rappresenta, secondo i giudici “la sussistenza di un danno grave ed irreparabile”, tale da far cassare il provvedimento, a difesa del diritto alla salute dei cittadini.

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