Sant’Orsola: fine degli appalti, risparmi e qualità

santorsolabologna-285x160Policlinico Sant’Orsola di Bologna: il risparmio passa attraverso cucine, mensa, pulizie e servizi tecnici garantiti dal personale interno. Stop alla cosiddetta esternalizzazione delle attività. Nell’Emilia anticipatrice di tendenze, si è capito che appaltare attività a società che nulla hanno a che vedere con l’amministrazione non rende, né in termini di risparmio né di qualità. La rivoluzione è iniziata nel 2013, ideatore Marco Storchi, responsabile dei servizi di supporto alla persona, che ha studiato e messo a punto un articolato piano di razionalizzazione della spesa. Restituire a cuochi, operatori tecnici, autisti, operai le competenze sottratte da anni, ha significato per il policlinico universitario, nel 2013, un risparmio di 1 milione e 718 mila euro su un bilancio di 500 milioni. Una goccia nel mare, ma si è dato il la per cambiare la filosofia aziendale: basta con appalti, si alla gestione diretta, con aumento della qualità e soddisfazione dei lavoratori. Nel piano sono state applicate le previsioni del decreto legge 98 del 2011 che permette alle amministrazioni pubbliche di distribuire i risparmi da razionalizzazione della spesa alla contrattazione integrativa, con un massimo del 50 per cento delle economie effettuate da far confluire nelle buste paga dei dipendenti. Sono stati riorganizzati i turni del personale di cucina; le forniture di piatti di plastica sono state sostituite da ceramica, i bicchieri in polipropilene con quelli biodegradabili. Collaborando con i dietisti, si è deciso di sostituire alcuni cibi con altri di pari qualità ma meno costosi. I salumi non vengono più acquistati in busta di plastica ma tagliati in cucina con un notevole miglioramento della qualità del cibo. Da anni a Bologna montava la protesta nei confronti delle cooperative che gestivano i lavoratori delle ditte di pulizie del Sant’Orsola: Manutencoop e l’Operosa secondo i sindacati di base, attraverso la flessibilità dell’orario di lavoro e la precarietà, non assicuravano condizioni accettabili. La rivoluzione operata al policlinico dà una risposta anche a questo. E non solo. A rendere la vita dei malati meno amara, c’è un sorprendente esperimento: le radiografie con mezzo di contrasto non sono più effettuate con uno sgradevole farmaco ma con succo di ananas puro, che produrrebbe gli stessi effetti. Spesa 380 euro annui contro i 14 mila che si impiegavano in precedenza.

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