Elogio della trasparenza, vera o presunta

sirene settembreE’ il must dei nostri tempi. Un dovere, anzi un obbligo cui nessuno può sottrarsi. L’amministrazione trasparente ha aperto le porte di numerosi uffici pubblici, ha rivelato alla collettività innumerevoli arcani, dalle retribuzioni dei dirigenti ai bandi per le gare di appalto, passando per i bilanci e le deliberazioni. Tutti i siti web sono dotati di una apposita sezione che, per chiunque abbia disponibilità di tempo e capacità di interpretazione del linguaggio giuridico-burocratico-economico, può rivelarsi preziosa. Anche in sanità si sta seguendo tale criterio. Non si sottraggono Asl, aziende ospedaliere, Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico (Irccs) e policlinici universitari. Un passo importante, specie in un momento di grandi sacrifici per molti e importanti elargizioni per alcuni. Viene in mente, ad esempio, la fortunosa scoperta della Regione Lazio di avere a disposizione ben 628 milioni di euro, derivanti da un finanziamento previsto dall’articolo venti della legge 67 del 1988, una finanziaria di altri tempi quando non si lesinavano risorse. Quelle previsioni, definite come “programma pluriennale di interventi”, destinavano 30 miliardi in vari settori: il riequilibrio territoriale delle strutture, la riorganizzazione dei posti letto su base funzionale, il completamento della rete dei presidi extraospedalieri, la realizzazione di 140 mila posti in Rsa – residenze per anziani –, l’adeguamento delle strutture alle norme di sicurezza, il potenziamento dei centri di prevenzione. Ci ha colpito uno dei punti in elenco, relativo alla “conservazione all’uso pubblico dei beni dismessi” con destinazione da stabilire da parte delle regioni, perché sappiamo bene la fine ingloriosa toccata ai nostri antichi ospedali regionali. Il presidente Nicola Zingaretti, nell’annunciare la scoperta del “tesoretto”, ne ha stabilito anche la destinazione, coadiuvato dalla cabina di regia e dalla direzione per l’integrazione socio sanitaria. Ci saremmo augurati che scelte tanto importanti fossero state condivise con tutti gli attori gravitanti nel mondo sanitario, valutando le istanze dei territori. E ancora, si è parlato molto dell’ennesimo programma per abbattere le liste di attesa, facendo ricorso in parte prevalente a grandi strutture private accreditate. Esiste, in tal senso, una programmazione, una valutazione, un’analisi del contesto in cui si vanno a investire preziose risorse? A quanto ammonta la percentuale di cittadini che scelgono i fine settimana per eseguire esami e controlli? Anche questa è trasparenza, specie quando si tratta di copiosi investimenti, in una realtà regionale in cui i cittadini sono gravati dalla più elevata imposizione fiscale di tutta Italia.

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