Oftalmico con sale operatorie all’avanguardia

In una lettera inviata il 16 novembre 2010 alla ex presidente del Lazio Renata Polverini, la direzione della Asl Roma E – che gestisce l’ospedale romano Oftalmico – contestava la previsione del decreto 80/2010 che tagliava 9 posti letto dei 21 totali. Nel primo punto era scritto. “L’ospedale monospecialistico a valenza regionale è oggetto di interventi di ristrutturazione ex art. 20 (legge 67/88 per interventi di edilizia sanitaria) per rendere tale presidio competitivo a livello internazionale secondo linee di attività previste per una moderna Oftalmologia”. Poco tempo dopo l’allora ministro alla Salute Ferruccio Fazio individuò la struttura quale possibile Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico (Irccs), impegno inserito nell’agenda della commissione riunita, insieme al rappresentante del governo, all’Agenzia di sanità pubblica della Regione. L’Oftalmico possiede infatti tutte le caratteristiche per essere inserito nel Gotha delle strutture di eccellenza. Pronto soccorso attivo 24 ore su 24, centro di riferimento regionale per le urgenze oculistiche, l’ospedale super specializzato per le affezioni degli occhi si occupa di cataratta ambulatoriale, vitreo retina nell’area dell’emergenza urgenza, nel 2009 ha eseguito 13.120 trapianti, pratica la chirurgia refrattiva corneale, glaucoma, retina medica e chirurgica, ortottica, ipovisione e oncologia oculare. Nel 2009 è stato consegnato il nuovo blocco di quattro sale operatorie che ha visto un aumento esponenziale della produttività: da 22 a 25 sedute in pochi mesi con un trend positivo di 600 interventi in più nel 2010 e che, in condizioni ottimali, consentirebbe circa 8000 interventi annui. Problemi organizzativi e di carenza di medici anestesisti ne hanno spesso rallentato l’attività ma il trattamento di 120/130 mila pazienti l’anno fa sì che il nosocomio di piazzale degli Eroi sia considerato, a tutti gli effetti, una eccellenza nazionale. Il peculiare sistema di sterilizzazione delle camere operatorie, unico nel Lazio e secondo nel centro-sud Italia, con percorsi di sanificazione di altissimo livello ha avviato il percorso per ottenere il riconoscimento della certificazione di qualità. Anche in questo caso il taglio lineare ragionieristico non si è arreso di fronte all’evidenza. Un simile patrimonio assistenziale, tecnologico, scientifico, dovrebbe andar perso sotto il peso del debito regionale.

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