Recup in cassa integrazione e il cittadino aspetta

Alcuni cittadini ci hanno segnalato le difficoltà incontrate per prenotare visite ed esami al call-center regionale. Pubblichiamo la mail di Anna Rita Battisti di Roma. Rione Sanità, la parola ai cittadini: scrivete a sireneonline@libero.it

“Cup Regione Lazio. Vi preghiamo di tenere a portata di mano la richiesta del medico e il codice fiscale. Per le esclusive finalità del servizio, tratteremo i vostri dati personali. Se accettate, digitate il tasto 1 per prenotare prestazioni con il Servizio sanitario regionale, 2 per prestazioni in intramoenia, 3 per disdire precedenti prenotazioni”. Chi non ha mai sentito l’ineccepibile messaggio registrato? Giovedì 26 aprile 2012, alle 13, chiamo l’80 33 33, il cosiddetto Recup, call-center per fissare visite ed esami in alcune Asl e ospedali del Lazio. Munita di santa pazienza, digito il tasto uno. Di solito l’attesa varia dal minuto ai 45 secondi oppure, se il disco avverte che gli operatori sono occupati, basta riprovare tre o quattro volte e si riesce a prenotare. Stavolta no. Attendo più di dieci minuti ma “gli operatori sono momentaneamente occupati, vi preghiamo di riprovare più tardi”. Provo più tardi e più tardi ancora ma nulla, deve esserci stato un disguido tecnico. Ho urgenza di prenotare una visita per mia nonna ottantenne ma pazienza, riproverò domani. Venerdì 27 aprile 2012, la storia si ripete. Mi metto al telefono nel tardo pomeriggio, augurandomi che il traffico di chiamate sia scemato. Per calcolare i minuti che passano accendo lo schermo della tv. “Gli operatori sono momentaneamente occupati, vi preghiamo di riprovare più tardi”. Così fino a sera. Confido nel sabato mattina, invano. “Cup Regione Lazio – e giù la solita solfa – digitate il tasto 1” e via dicendo. Vorrei una spiegazione e, da cittadina contribuente esigo che sia un essere umano, e non un disco registrato, a darmi una motivazione. Incuriosita spingo il tasto 2, quello per l’intramoenia, visite a pagamento in ospedale o strutture convenzionate e, come per magia, l’operatore risponde immediatamente. Mi viene riferito che sono rotti i server; faccio notare che se sono rotti per il pubblico dovrebbero esserlo anche per il privato e l’operatore, imperturbabile mi comunica che “per il pubblico le chiamate sono di più e le attese, di conseguenza sono più lunghe”. “Così si smantella il servizio sanitario regionale” replico irritata ed è allora che arriva la spiegazione: “i dipendenti sono in cassa integrazione e non riusciamo a tener testa a tutte le chiamate”. Chiedo di poter utilizzare il servizio reclami ma non è previsto; chiedo allora di parlare con il direttore, il dottor Fontana o il presidente Marotta e, a quel punto il telefonista mi prega di attendere ma, dopo dieci minuti sono ancora lì all’apparecchio, con mia nonna che attende ancora la prenotazione. Disperata, mi affido a internet e, sul sito ufficiale della Società Capodarco, cooperativa sociale che gestisce il servizio dal 1999, accanto all’immagine di un operatore disabile, leggo con stupore “il nostro Recup: un servizio sociale accessibile”.

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“Paga il giusto per il peccatore”

Gentile Anna Rita, abbiamo girato il reclamo all’Urp della Regione Lazio e attendiamo, con fiducia, sociale Capodarco – che, come lei segnala gestisce il servizio – e la Asl di Frosinone, 230 dipendenti a cui diamo tutta la nostra solidarietà, sono finiti in cassa integrazione, con notevole aggravio per il servizio. A farne le spese, oltre ai poveri telefonisti, il cittadino contribuente.

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